25 febbraio 2009

Alcol e pratica sportiva

Il legame tra alcol e pratica sportiva è antichissimo e molte sono le leggende e i resoconti storici che riguardano proprio il rapporto tra vino e lo sport, ad iniziare dalle spropositate libagioni (dieci chili di carne, dieci di pane e dieci litri di vino) attribuite al leggendario Milo di Crotone.
Il consumo di vino era proibito agli atleti che partecipavano alle Olimpiadi dell’antica Grecia tanto che un sacerdote all’ingresso dello stadio ne controllava l’alito per scoprire e squalificare coloro che ne avessero fatto uso.
Il problema del metabolismo dell’alcol e pratica sportiva è tuttaltro che secondario ed ha implicazioni sia per le norme antidoping che regolano determinate discipline e sia per l’effetto dell’alcol sul metabolismo e sulla prestazione sportiva.
Innanzitutto bisogna dire che per alcol si intende una classe piuttosto vasta di composti organici ma generalmente ci si riferisce al principale componente: l’alcol etilico o etanolo.
Questo è un nutriente, non essenziale, energetico (fornisce 7,1 kcal per grammo di sostanza; 1 grado alcolico corrisponde a 0,79 grammi di alcol, pari a 5,5 kcal), strutturalmente molto simile ai carboidrati.
La velocità di assorbimento dell’alcol dipende da vari fattori come la quantità, la qualità, e la gradazione alcolica della bevanda ingerita. Anche la presenza, la qualità e la quantità del cibo contenuto nello stomaco giocano un ruolo importante.

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