Per le aziende sane, stabili da un punto di vista economico e dinamiche negli intangibles, la crisi rappresenta un’ opportunita’ per ampliare il business e – come si dice in gergo – “fare shopping”, ovvero acquisire imprese ma soprattutto brand di alto potenziale, nomi emergenti o vecchie glorie in affanno.E tra le aziende del made in Italy ve se sono alcune particolarmente agguerrite, con ambiziosi piani di espansione.
Dopo l’ acquisizione del prestigioso Wild Turkey da parte del Gruppo Campari e l’ ingresso di Fiat in Chrysler, ora tocca a Geox, il colosso di Montebelluna che combinando l’ estetica con l’ innovazione accresce e continuamente rinnova l’ appeal delle scarpe italiane nel mondo.
Il patron Polegato ha infatti rilevato dal marchese Spinola il marchio Diadora, annunciando – come e’ nello stile e nella storia del personaggio – traguardi entusiasmanti: “Sfideremo NIke e Adidas”.
Dopo gli anni d’ oro e le collaborazioni con campioni del calibro di Baggio e Bjon Borg, Diadora ha conosciuto una fase calante, scalzata dai fortissimi marchi americani: nel 2007, sull’ azienda gravavano perdite superiori ai 10 milioni di euro e un’ indebitamento di circa 74 milioni, a fronte di un fatturato di 133 milioni di euro.
L’ operazione prevede il risanamento del brand attraverso gli asset d Geox: conoscenza del mercato, tecnologia, canali dsitributivi capillari, radicamento territoriale e apertura globale.
Restano da sciogliere alcuni nodi, tra cui il destino dello stabilimento e del suo personale, che ammonta a 263 unita’: Geox si impegna a mantenerne 70, poche ma in linea con le altre proposte pervenute alla ormai ex proprieta’ di Diadora.
fonte: softeconomy.wordpress.com








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