5 agosto 2010

Surf Safari: in giro per il mondo a caccia dell'onda perfetta

L'ultima frontiera dei surfisti: trovare in ogni parte del mondo il posto migliore

Avete presente «Un mercoledì da leoni», il film dedicato al surf? Bene, dimenticatevelo. Roba vecchia, âgé. Oggi, se volete davvero parlare di «tavola», gli orizzonti si sono dilatati. I Matt, Jack e Leroy del Duemila non cavalcano più il mare soltanto in California, tutt’al più col mito delle Hawaii, ma sono diventati «globetrotter» dell’onda perfetta.

Si chiama «surf safari», neologismo che ha trovato spazio anche nella Treccani, l’ultima sfida. Una tendenza che in realtà esiste da anni, ma che sino a poco tempo fa era riservata a pochi. Mentre adesso coinvolgerebbe almeno il 30% dei praticanti globali. In che consiste? Partire per andare in onda ovunque nel mondo, dove il mare lo permetta. In pratica, una sorta di caccia al tesoro dello «spot» (luogo) migliore per surfare.

La mappa è ampia, e anche relativa. Il viaggio si decide a seconda della stagione (in loco), anzitutto. E poi, contano il livello di bravura che si è raggiunto sulla tavola - onde facili o più impegnative? - e la «famiglia» di surfer cui si appartiene. Tavola lunga o corta? Fondali sabbiosi o «reef»? Città sul blu, o località più isolate e anche un po’ mistiche?

I veterani solitamente sono «surf explorer» fai-da-te. «Ci sono i siti online, i blog. Funziona molto il passaparola. Anche perché se lo fai da anni puoi contare su una rete di appassionati come te in tutto il mondo», spiega Enrico «Scaccia» Carrara, 48 anni, contitolare di un bar a Genova, tra i primi in Italia a fare la spola tra gli «spot» più belli del pianeta. Nel sacco, a questi ultimi, non manca mai la «Lonely Planet», la guida turistica australiana (acquistata nel 2007 da Bbc Wordwide) che fornisce notizie utili anche sugli «spot».

E per chi non vuole partire all’avventura? C’è chi pensa per loro ad organizzare «surf trip», come dire, «chiavi in mano». Il tour operator torinese Surf Camp Tours (www.surfcamp.it) offre pacchetti per ventisette destinazioni diverse. Ad esempio le isole Tonga, nel Pacifico, uno tra i luoghi più sognati dai nuovi surfer. Qui un bungalow costa 380 euro la settimana a persona, prezzo che comprende anche la colazione e la cena a buffet. E aggiungendo cento euro si può fare anche la scuola surf, con Anau Burlino, plmedaglio d’oro ai Giochi del Sud Pacifico. Pensano loro anche alla navetta dall’aeroporto. Il costo del volo, naturalmente, è a parte. «Se sei ammalato di surf, e sei italiano, sei per forza di cose costretto a muoverti» spiega Luciano Cardone, il responsabile del tour operator. «Noi in questo periodo lavoriamo molto bene sull’Europa, Portogallo e Canarie. E abbiamo molte richieste anche per Bali. Vanno anche le Maldive, ma si tratta di una meta per surfer più esperti». Già, chi sono i clienti? «Spesso gente che non ha voglia di partire al buio, o che magari ha solo una settimana e non ha il tempo di conoscere il posto, col rischio di restare a cavalcare le onde sempre nello stesso spot. Noi ci appoggiamo a locali che fanno da guide. E poi, c’è anche chi è diretto in località particolari, e si sente più sicuro a non partire da solo».

Naturalmente, mano a mano che si va avanti nella pratica, e che si viaggia, cresce anche la «fame» di nuovi «spot», sempre più isolati e meno battuti. «Arrivi in un posto, chiedi in giro, cerchi di avere la dritta giusta» racconta ancora il veterano Carrara. Ma i luoghi assolutamente da non perdere quali sono? «Dipende sempre dalla stagione e dal tuo grado di esperienza. Diciamo che in assoluto gli spot migliori si trovano in Sudafrica, a Bali, alle Tonga, in Australia. E poi c’è Oahu North Shore alle Hawaii». Tra le new entry anche Senegal, Ghana, Mauritania settentrionale, Madagascar, le Galapagos e le Vanuatu. E poi, Brasile, Marocco, Cile, Costa Rica, Barbados, Guadalupa, Nuova Zelanda. Il problema è trovare il modo di scappare dall’ufficio.

fonte: LaStampa.it

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