Quello sul dittatore birmano Than Shwe, rinsavito dall’idea di investire una cifra folle per comprarsi il Manchester United per poi costruirsi in casa un campionato nuovo di zecca, è il più famoso dei cablogrammi diffusi da Wikileaks e aventi, in qualche modo, legami con il mondo del calcio. Nel mare magnum di confidenze diplomatiche diffuse dal sito di Assange, in diversi casi si ricorre allo sport più popolare come pretesto per illustrare l’incancrenimento di situazioni politico-sociali in paesi che spesso hanno grande importanza strategica nello scacchiere internazionale. E, quando accade, il calcio non ne esce granché bene.
Bulgaria, cartellino rosso. È il caso della Bulgaria. Nel cablogramma indicato con la sigla 10Sofia32 del 14 gennaio 2010, la diplomatica americana Susan Sutton si dilunga sulla diffusa corruzione del campionato. “I club calcistici bulgari - si legge - sono direttamente o indirettamente controllati da organizzazioni criminali che li utilizzano per ottenere legittimazione, produrre facili profitti e riciclare denaro”. “Eppure - continua - vi sono stati poche inchieste o arresti. Così il pubblico si è disaffezionato”. La Sutton cita club di grido come Cska, Slavia e Lokomotiv Sofia, il Levski di Todor Batkov, avvocato del discusso businessman Michael Cherney, il Litex Lovetch e il Lokomotiv Plovdiv, club che ha visto morire assassinati sei degli ultimi suoi presidenti. Il cablo parla poi di scommesse, combine, evasioni fiscali e cita personaggi poco raccomandabili.
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