La prima e unica autobiografia di Pavel Nedved dove racconta l'amore per la sua terra e per il calcio. Ricorda i suoi allenatori, parla del suo senso della disciplina, dei rapporti con i compagni, di successi ed insuccessi. Ma oltre allo sport, in questo ritratto ci sono altre cose. Quelle che hanno rappresentato il vero centro della sua esistenza e che hanno fatto reso la sua vita straordinariamente normale.
C'è un po' di tutto in questa autobiografia. La scuola e i primi calci al pallone. Le squadrette dell'adolescenza. L'affermazione prima nel Dukla poi nello Sparta Praga. La vetrina della nazionale Ceca dove ha giocato 91 volte ed è diventato capitano. L'arrivo in Italia. la Lazio e cinque anni di derby a Roma. Poi le nove grandi stagioni in bianconero con la Juventus dove impressiona tutti. A cominciare dai compagni.
Come quando Montero, difensore uruguajano e presenza forte nello spogliatoio lo prende da parte per chiedergli se è vero che prima degli allenamenti vada a correre. Sconcertante la risposta. Appena sveglio Pavel andava effettivamente a correre da solo, poi si presentava agli allenamenti. Ecco perchè Montero lo ha definito: "il più grande professionista che ho mai incontrato nel mondo derl calcio".
Per questo Nedved correva sempre , senza risparmiarsi, senza distrarsi, senza mollare mai. Per questo ha vinto quasi tutto. Anzi tutto se si esclude la Coppa dei Campioni persa nella maledetta finale di Manchester ai rigori con il Milan.
Poi ci sono anche tanti gol. Perchè Pavel è uno che la porta la vedeva sempre e che con le sue reti ha contribuito a far vincere alle sue squadre coppe e scudetti. Trofei che gli hanno permesso di vincere nel 2003 il Pallone d'Oro. Il sugello ad una carriera che con semplicità riassume nella sua autobiografia.
Oggi la Furia Ceca, questo il suo soprannome, è entrato nel cda della Juventus ed è diventato dirigente-simbolo della nuova società. Un ruolo delicato dove serve impegno e dedizione. Una sfida adatta a Pavel che continua a correre. Tutte le mattine.
fonte: SportMediaset
C'è un po' di tutto in questa autobiografia. La scuola e i primi calci al pallone. Le squadrette dell'adolescenza. L'affermazione prima nel Dukla poi nello Sparta Praga. La vetrina della nazionale Ceca dove ha giocato 91 volte ed è diventato capitano. L'arrivo in Italia. la Lazio e cinque anni di derby a Roma. Poi le nove grandi stagioni in bianconero con la Juventus dove impressiona tutti. A cominciare dai compagni.
Come quando Montero, difensore uruguajano e presenza forte nello spogliatoio lo prende da parte per chiedergli se è vero che prima degli allenamenti vada a correre. Sconcertante la risposta. Appena sveglio Pavel andava effettivamente a correre da solo, poi si presentava agli allenamenti. Ecco perchè Montero lo ha definito: "il più grande professionista che ho mai incontrato nel mondo derl calcio".
Per questo Nedved correva sempre , senza risparmiarsi, senza distrarsi, senza mollare mai. Per questo ha vinto quasi tutto. Anzi tutto se si esclude la Coppa dei Campioni persa nella maledetta finale di Manchester ai rigori con il Milan.
Poi ci sono anche tanti gol. Perchè Pavel è uno che la porta la vedeva sempre e che con le sue reti ha contribuito a far vincere alle sue squadre coppe e scudetti. Trofei che gli hanno permesso di vincere nel 2003 il Pallone d'Oro. Il sugello ad una carriera che con semplicità riassume nella sua autobiografia.
Oggi la Furia Ceca, questo il suo soprannome, è entrato nel cda della Juventus ed è diventato dirigente-simbolo della nuova società. Un ruolo delicato dove serve impegno e dedizione. Una sfida adatta a Pavel che continua a correre. Tutte le mattine.
fonte: SportMediaset
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