Si è aperta nei giorni scorsi la mostra dedicata ai 100 anni del marchio Superga, di cui il gruppo BasicNet di Marco Boglione è proprietario. A Torino fino al 20 ottobre, alle Officine Grandi Riparazioni, all’interno del progetto museale “Fare gli italiani” realizzato per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Il curatore della mostra è Massimo Temporelli: Superga è nato a Torino nel 1911 e la sua storia è legata allo sviluppo del Paese. Dagli stivali di gomma alle scarpe da tennis la mostra si snoda in 7 aree tematiche, illustrate attraverso campagne pubblicitarie, prodotti storici, interviste e ricostruzioni d’ambiente.
PRIMA che le indossasse Lady Diana, la Regina di Spagna, Charlotte Casiraghi; prima che Steven Spielberg ne facesse la sua scarpa feticcio; prima che Alexa Chung, Sienna Miller e le gemelle Olsen le rendessero capi-icona del proprio guardaroba; prima di tutto ci furono le mondine.
«A QUELL’EPOCA Superga non era sinonimo di scarpa da tennis, come lo sarebbe diventata negli anni Settanta, quando tutti, ma proprio tutti, ne avevamo un paio nel guardaroba - dice Marco Boglione presidente di BasicNet, proprietario del marchio Superga -. A cavallo tra le due guerre, Superga era ai piedi degli italiani che lavorano le campagne: l’80 per cento degli italiani».
Tutto era iniziato nel 1911, quando un ingegnoso signore di nome Walter Martiny – tra i primi a intuire le potenzialità imprenditoriali della vulcanizzazione, un processo di trasformazione delle gomme naturali inventato in America a metà Ottocento da Charles Goodyear – aveva fondato a Torino un’azienda che produceva pneumatici, scarpe, canotti, giocattoli e quant’altro derivasse dalla lavorazione del caucciù. Poi, la svolta: accanto alla creazione, nel 1923, di una scarpa da tennis praticamente indistruttibile (la stessa di oggi), iniziò la commercializzazione di stivali in gomma a tenuta stagna che, immediatamente, vennero adottati da mondine e agricoltori, viticoltori e allevatori di bestiame; da tutti quanti, insomma, lavorassero la terra.
Nell’Italia rurale fu una rivoluzione, che allungò la vita a persone che (la penicillina ancora non c’era) morivano per le complicanze di bronchiti, polmoniti, infezioni che dai piedi entravano irrimediabilmente nel sangue.
È ANCHE per questo intreccio con la nostra storia che – fino al 20 ottobre, nell’ambito delle celebrazioni per il 150enario – le Officine Grandi Riparazioni di Torino dedicano a Superga lo spazio espositivo “Happy birthday, baby!”: un compleanno che festeggia il suo primo secolo di vita. Cent’anni che raccontano la storia di un marchio indissolubilmente legato allo sviluppo del nostro Paese. Cent’anni che parlano di campagne e di città, di lavoro e di sport, di comodità e di vanità, di giovani e di vecchi. Di un’icona italiana indossata da tutti. Di qualcosa che non passa mai di moda, perché non si chiama moda ma stile.
fonte | qn.quotidiano.net
PRIMA che le indossasse Lady Diana, la Regina di Spagna, Charlotte Casiraghi; prima che Steven Spielberg ne facesse la sua scarpa feticcio; prima che Alexa Chung, Sienna Miller e le gemelle Olsen le rendessero capi-icona del proprio guardaroba; prima di tutto ci furono le mondine.
«A QUELL’EPOCA Superga non era sinonimo di scarpa da tennis, come lo sarebbe diventata negli anni Settanta, quando tutti, ma proprio tutti, ne avevamo un paio nel guardaroba - dice Marco Boglione presidente di BasicNet, proprietario del marchio Superga -. A cavallo tra le due guerre, Superga era ai piedi degli italiani che lavorano le campagne: l’80 per cento degli italiani».
Tutto era iniziato nel 1911, quando un ingegnoso signore di nome Walter Martiny – tra i primi a intuire le potenzialità imprenditoriali della vulcanizzazione, un processo di trasformazione delle gomme naturali inventato in America a metà Ottocento da Charles Goodyear – aveva fondato a Torino un’azienda che produceva pneumatici, scarpe, canotti, giocattoli e quant’altro derivasse dalla lavorazione del caucciù. Poi, la svolta: accanto alla creazione, nel 1923, di una scarpa da tennis praticamente indistruttibile (la stessa di oggi), iniziò la commercializzazione di stivali in gomma a tenuta stagna che, immediatamente, vennero adottati da mondine e agricoltori, viticoltori e allevatori di bestiame; da tutti quanti, insomma, lavorassero la terra.
Nell’Italia rurale fu una rivoluzione, che allungò la vita a persone che (la penicillina ancora non c’era) morivano per le complicanze di bronchiti, polmoniti, infezioni che dai piedi entravano irrimediabilmente nel sangue.
È ANCHE per questo intreccio con la nostra storia che – fino al 20 ottobre, nell’ambito delle celebrazioni per il 150enario – le Officine Grandi Riparazioni di Torino dedicano a Superga lo spazio espositivo “Happy birthday, baby!”: un compleanno che festeggia il suo primo secolo di vita. Cent’anni che raccontano la storia di un marchio indissolubilmente legato allo sviluppo del nostro Paese. Cent’anni che parlano di campagne e di città, di lavoro e di sport, di comodità e di vanità, di giovani e di vecchi. Di un’icona italiana indossata da tutti. Di qualcosa che non passa mai di moda, perché non si chiama moda ma stile.
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