Insomma si riparte da qui, perchè l'Italia vuole presentarsi all'appuntamento con un progetto competitivo. "Siamo bravi ad organizzare eventi importanti - ha aggiunto Petrucci - perchè l'Italia non dovrebbe giocarsi le sue carte?". Lo deve fare però senza "irritare" la sensibilità del Cio, perchè esistono delle norme che vanno rispettate. E il decalogo a questo serve. Al primo punto c'è proprio il divieto a usare la simbologia propria delle Olimpiadi a cui non tutti si sono attenuti: Palermo ad esempio (che ora ha annunciato l'invio della lettera al Coni per la candidatura ufficiale) su sito e brochure ha messo in primo piano i cinque cerchi e si è definita applicant city, cosa che avviene solo dopo il via libera dello stesso Cio (divieto questo messo al punto 2 dal Coni). Non verranno inoltre prese in esame richieste "da parte di autorità di enti territoriali che non abbiano la legale rappresentanza della città". Per Venezia e Roma si sono esposti entrambi i sindaci, infatti. Un freno anche alle suggestive proposte di doppie candidature, perchè di fronte a più città richiedenti, solo una verrà proposta (punto 4).
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