29 aprile 2011

Inter | incubo zeru tituli

Piangevano l'uno sulla spalla dell'altro, quella notte, José Mourinho e Marco Materazzi. Quel tenero abbraccio d'addio, sullo sfondo della magica serata madrilena, segnava inesorabilmente la parabola discendente di un legame viscerale che al Bernabeu aveva partorito l'emozione più grande, attesa da una vita, autentica "ossessione" degli inquieti sonni interisti (checché ne dicesse lo strategico Mou). "Resta, nessuno ti amerà come noi" gli sussurrò Matrix, ben consapevole che il totem portoghese la sua decisione l'aveva presa da un pezzo: rimaneva a Madrid, "tradendo" la fede di un popolo che lo aspettava adorante nella folle alba della Milano nerazzurra. Era l'Inter campione d'Europa, all'apice di una stagione irripetibile, ma che a un anno scarso di distanza appare già un dolce, sbiadito ricordo. E le cose non sono andate certo meglio allo Special One, in preda ad una costante crisi di nervi  per le sistematiche lezioni di calcio del Barça di Guardiola (Copa del Rey a parte).

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