L'esercizio fisico non scolpisce solo i muscoli scheletrici, ma anche il cuore. Lo rivela uno studio su atleti di diverse specialità pubblicato sul Journal of Applied Physiology. Per esempio, ha spiegato Aaron Baggish del Massachusetts General Hospital di Boston, gli atleti di resistenza come vogatori o maratoneti, dopo 90 giorni di allenamento hanno ventricoli destro e sinistro più grandi. Invece gli sportivi che compiono sforzi intensi hanno solo il ventricolo sinistro ingrandito e la loro funzione diastolica, ovvero la capacità del cuore di rilassarsi e riempirsi di sangue, si riduce. Da anni ci si interroga sugli effetti dell'attività fisica sul cuore.
Si tratta del classico dilemma 'e' nato prima l'uovo o la gallina?' Infatti il cuore degli atleti è diverso e i medici si son sempre chiesti se si tratti di differenze innate che favoriscono gli ottimi risultati nello sport o se, viceversa, è lo sport che cambia il cuore degli atleti. Questo studio sembra avvalorare la seconda ipotesi. Gli esperti hanno tenuto sotto osservazione il cuore di due gruppi di atleti agonisti, una squadra di vogatori su lunghe distanze, per lo sport di resistenza, una squadra di football per quello da sforzo intenso. Per 90 giorni, mentre gli sportivi si allenavano, i medici hanno monitorato il loro cuore con l'ecocardiogramma.
E' emerso che in soli 90 giorni la struttura del muscolo cardiaco si rimodella. Negli sport di resistenza si assiste all'aumento di dimensioni dei due ventricoli e, quindi, a un miglioramento della funzione diastolica. Invece per gli sportivi abituati a sforzi intensi si produce una vera ipertrofia del ventricolo sinistro, che non fa bene alla funzionalità cardiaca. Secondo gli esperti americani questi risultati sono importanti perché permettono di confutare l'idea che gli atleti nati abbiano di 'default' un 'cuore da campioni', dimostrando che invece è solo l'allenamento che, come forgia i muscoli del corpo, rimodella il muscolo cardiaco. E poi, concludono gli esperti, i risultati suggeriscono che persone reduci da infarto o con problemi cardiocircolatori devono svolgere solo determinati tipi di sport e, con raccomandazioni adeguate, li si potrà indirizzare verso quelle discipline che favoriscano la riabilitazione cardiaca.
fonte: www.ansa.it
Si tratta del classico dilemma 'e' nato prima l'uovo o la gallina?' Infatti il cuore degli atleti è diverso e i medici si son sempre chiesti se si tratti di differenze innate che favoriscono gli ottimi risultati nello sport o se, viceversa, è lo sport che cambia il cuore degli atleti. Questo studio sembra avvalorare la seconda ipotesi. Gli esperti hanno tenuto sotto osservazione il cuore di due gruppi di atleti agonisti, una squadra di vogatori su lunghe distanze, per lo sport di resistenza, una squadra di football per quello da sforzo intenso. Per 90 giorni, mentre gli sportivi si allenavano, i medici hanno monitorato il loro cuore con l'ecocardiogramma.
E' emerso che in soli 90 giorni la struttura del muscolo cardiaco si rimodella. Negli sport di resistenza si assiste all'aumento di dimensioni dei due ventricoli e, quindi, a un miglioramento della funzione diastolica. Invece per gli sportivi abituati a sforzi intensi si produce una vera ipertrofia del ventricolo sinistro, che non fa bene alla funzionalità cardiaca. Secondo gli esperti americani questi risultati sono importanti perché permettono di confutare l'idea che gli atleti nati abbiano di 'default' un 'cuore da campioni', dimostrando che invece è solo l'allenamento che, come forgia i muscoli del corpo, rimodella il muscolo cardiaco. E poi, concludono gli esperti, i risultati suggeriscono che persone reduci da infarto o con problemi cardiocircolatori devono svolgere solo determinati tipi di sport e, con raccomandazioni adeguate, li si potrà indirizzare verso quelle discipline che favoriscano la riabilitazione cardiaca.
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