24 ottobre 2008

Attenzione all'ernia dello sportivo

Può sembrare un’ernia ma non lo è, anche se spesso viene scambiata e operata, inutilmente, come tale. Colpisce soprattutto gli sportivi ma anche persone che semplicemente hanno in comune il fatto di condurre una vita attiva, sempre di corsa: si tratta di una “pubalgia” anche detta “ernia degli sportivi” ed è sempre più frequente. Ne ha parlato Giampiero Campanelli, Professore Ordinario di Chirurgia presso l'Università dell'Insubria di Varese, in occasione del 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia, in corso a Roma. 
L’ernia degli sportivi è caratterizzata da dolore inguinale cronico, che si manifesta negli atleti professionisti e tra coloro che praticano regolarmente attività fisica, anche a livello amatoriale. A soffrirne sono soprattutto persone giovani, dai 20 ai 60 anni, di corporatura magra e sono sempre di più i casi che arrivano all’occhio del chirurgo. 
Difficile stimare quanto sia diffusa, ha spiegato Campanelli, ma se ogni anno in Italia vengono eseguiti 150 mila interventi di ernia, potremmo stimare che il 5 per cento di questi casi siano in realtà una “finta ernia”. Le cause della sindrome, che forse è più corretto chiamare pubalgia, restano ignote, ma tutti i pazienti sono uguali da un punto di vista anatomo-chirurgico: presentano una protrusione posteriore della parete inguinale che somiglia, appunto, a un’ernia. 
“Inoltre nei pazienti da noi osservati", ha continuato Campanelli, "abbiamo riscontrato una compressione delle strutture nervose della regione inguinale, dovuta ai muscoli addominali retto e obliquo esterno ipertrofici (probabilmente per il costante esercizio fisico); è stata inoltre evidenziata un’eccessiva trazione della inserzione tendinea del muscolo retto sul pube, dovuta anch'essa alla ipertrofia muscolare”. 
Cosa fare allora? Il primo rimedio è sempre un periodo di riposo, ha concluso l'esperto. Solo quando questo non è sufficiente si può allora pensare ad un intervento di decompressione del tono muscolare, per “liberare” i nervi del pube “schiacciati”. 

Fonte: 110° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia (SIC), Roma 19-22 ottobre 2008.
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