16 gennaio 2009

Il dilemma dello sport femminile: più coperte o più sexy?

Dal pallone al volley, i dirigenti hanno spesso spinto per look accattivanti Il tennis vuole coprirle, il calcio scoprirle. Ormai dilagano in pista i body molto aderenti, ma anche mini calzoncini e top. Multe per chi eccede con gonne e trasparenze.
Sotto il vestito tanto. Le trasparenze, il sudore, i gemiti. Quello che s'intravede e spesso si vede: un seno, una natica, una rotondità. Tra dritto e rovescio, tra una rincorsa e una schiacciata, tra un top-spin e un recupero. Basta un capriccio del vento, una palla nascosta nello slip, una zip che scende, un muscolo che sale. Lo sport quando è sensuale, quando eccita, quando gioca sul corpo delle ragazze e diventa hard perché denuda voglie, passioni, desideri. Troppo a luci rosse. Basta lolite e pretty baby, basta con la moda della sottrazione. C'è già Madonna a dare scandalo, perché mettere la racchetta al posto della frusta? Lo sport è sano eccesso, non perversione. Per questo ora in Australia le tenniste troppo sexy verranno multate e invitate a ricoprirsi. I nuovi guardiani dello sport non transigono: ci vuole rigore, non fremiti extra-sportivi. Il corpo è importante, ma è solo un mezzo per arrivare al risultato, non può essere al centro di tutto. E certe bretelline perché cedono sul più bello? E perché certi top chiazzati di sudore sono molto più di un'allusione? Il tennis invita tutti alla marcia indietro: basta con i mini abiti della Sharapova, con i completini della francese Cornet più adatti al Moulin Rouge, anzi a Pigalle, che a una competizione sportiva.

Lo sport è per bambini, nonni e famiglie, se a volte incrocia pulsioni sessuali è solo uno sbaglio. Non una tendenza. Peccato, perché dopo un'ora di gioco Gabriela Sabatini, fradicia di fatica, era più sensuale di una ballerina di tango. E Yelena Isinbaeva, zarina dell'asta, prima di prendere la rincorsa sembra civettare e amoreggiare con l'attrezzo, con cui parla lungamente. E peccato che in questi ultimi anni altri uomini, altri dirigenti mondiali abbiano invece invitato le atlete ad essere più seducenti, nella ricerca di nuovi mercati: dalla pallavolo al calcio. Se il volley ha introdotto il body al posto di calzoncini e maglietta, Blatter ha chiesto al football femminile di avere più gusto e di togliersi i mutandoni. Le calciatrici hanno risposto in modo maschio che poteva cominciare a dare lui il buon esempio, ma quando ai mondiali americani del '99 Brandi Chastain segnò e festeggiò contro la Cina il rigore che valeva il titolo, si tolse tranquillamente la maglia e esultò in reggiseno davanti a 90.000 spettatori, più altri 18 milioni in tv, compreso il presidente Clinton. E nessuno ebbe niente da dire, anzi quel tipo di reggiseno venne messo in produzione come molto adatto allo sport. Fece scandalo invece la zip abbassata sul seno di Paola Pezzo, regina della mountain bike, ai Giochi di Atlanta nel '96. Caso o calcolo o maliziosità per alzare l'audience? La Pezzo però vinse l'oro, non era solo apparenza. Altre polemiche nel '95 per Sabrina Moretti, giocatrice del Tennistavolo Senigallia. Lei si sentiva più libera con il body che però era vietato e così ogni volta veniva invitata a rivestirsi. Solo che Sabrina per aggirare l'ostacolo si presentava o con un completo in seta rosso o con un body mascherato da una rete da pesca. Nel '97 vinse la sua battaglia e di recente il Qatar ha adottato proprio quel tipo di body (però lungo) per permettere alle sue atlete di essere presentabili e di giocare.

Non solo, ma oggi sono le stesse campionesse ad avere una linea propria e a non accettare di essere umiliate nella femminilità. Si vince anche con l'immagine. Da Lea Pericoli che con pizzi e merletti sfidò il rigore di Wimbledon ai body integrali, quasi musulmani, di Flo-Jo Joyner. Il bello è che da più di un decennio si deride il mondo islamico perché integralista e spaventoso con le donne che fanno sport (e non solo) e ora si decide che nel mondo occidentale c'è troppa libertà di costumi. Donne copritevi, cessate la vergogna. Resta da capire: chi deve valutare come si devono vestire le donne nello sport? A chi tocca la scelta? In tv va bene nude, ma sul campo no, meglio abbottonate.

fonte: www.repubblica.it
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