14 gennaio 2009

Marta Vieira da Silva: il Pallone d'Oro 2008 del calcio femminile

NON chiamatela "Ronalda" perché s'offende, ed è pure giusto. Primo perché qualche titolo lo ha vinto pure lei, secondo perché anche lei è un fenomeno col pallone tra i piedi, e terzo perché è tostissima. Se è il caso, sa anche menare le mani: come quando da bambina i ragazzi maschietti della sua stessa età la coinvolsero in una rissa da strada, perché in partita lei li aveva ubriacati e umiliati a forza di gol e di dribbling. Li stese a pugni.

Insomma al mondo non c'è solo Cristiano Ronaldo, non c'è solo il bel portoghese a sbaragliare tutte le classifiche dei premi del calcio (Pallone d'Oro prima e Fifa World Player ieri). Il Fifa World Player - per chi non lo sapesse - elegge anche la miglior calciatrice del mondo e questa si chiama, senza alcun dubbio, Marta Vieira da Silva, 23 anni ancora da compiere. Brasiliana nemmeno a dirlo, nata a Dois Riachos, paese di 12.000 abitanti a circa 200 km da Maceiò, nello Alagoas stato del Nord est del Brasile: da quelle parti nacque, tanto per citarne uno, il mitico Zagallo, grande giocatore e ct plurimondiale della Seleçao.

Marta e Cristiano si sono fatti la foto insieme a Zurigo con i rispettivi trofei in mano. E' la terza volta consecutiva che Marta conquista il Fifa World Player e dopo aver vinto tantissimo in Svezia con la squadra dell'Umea, adesso il suo obiettivo è lanciare il calcio femminile negli Usa: ha infatti firmato da poco un contratto con il manager del Los Angeles Sol, Charlie Naimo. Guadagnerà un milione e mezzo di dollari e sarà la star principale della nuova Women's Professional Soccer League che prenderà il via proprio a primavera con 7 squadre da Massachussets, Illinois, California, New Jersey e Maryland. Marta partirà per Los Angeles insieme alla compagna di squadra la svedese Johanna Frisk, 22enne come lei.

Figlia di Dona Tereza, parrucchiera, e Aldario, uomo delle pulizie in un centro commerciale, mentre tutte le sue compagne di giochi da piccole provavano con la pallavolo, la pallamano o il nuoto, Marta fin dai 7 anni di età sfoderò un istinto eccezionale per il calcio. Giocava in un campetto vicino casa, sotto l'argine di un ruscello. Il campo finiva quasi sempre per allagarsi e diventare una piscina e mentre i compagni si mettevano a fare il bagno lei andava a cercarsi un altro posto dove giocare.

Grandicella, i compagni avevano preso a soprannominarla Zeferina, dal nome di una nota atleta, che nel 2001 aveva vinto la maratona di San Silvestro: Marta infatti aveva un gran dribbling, un fiuto del gol notevole, ma anche potenza, resistenza e due polmoni fenomenali. Giocava con i maschi e spesso li saltava in dribbling: una volta dopo una partita scoppiò pure una rissa, ma lei si fece rispettare.

I genitori si separarono che era piccolissima e così lei, insieme ai tre fratelli Josè, Valdir e Angela, finì per stare quasi sempre con la ultranovantenne nonna Elvira o con la zia Nilda. Fu il fratello Josè, muratore, a dover decidere, a un certo punto, cosa dover fare: Marta aveva un gran talento, ma solitamente erano solo i maschietti a tentare la fortuna col pallone. Josè dubitava tantissimo fino a quando si convinse a tentare un viaggio di oltre 2000 km fino a Rio per un provino con la squadra femminile del Vasco da Gama. A 14 anni Marta era già nel mirino della Seleçao giovanile e l'allenatrice Helena Pacheco cominciò a coccolarsela come un fenomeno. Poco sopra l'1,60, 38 di piede, gran sinistro, numero sulla maglia ovviamente il 10 che porta tuttora. Il Vasco le pagò un piccolo contratto e soprattutto un alloggio per lei e i familiari a Rio.

Dopo essersi avvicinata un po' a casa andando a giocare in un club, il Santa Clara, fondato da una famosa donna d'affari ma poi fallito, decise di fare il salto in Europa, in Svezia, all'Umea. Non aveva ancora 18 anni. Mamma Tereza partì con lei, stette 45 giorni e poi tornò in Brasile: troppo freddo e un mondo troppo diverso. Aveva nostalgia perfino della tv brasiliana. Lei rimase sola. Da allora ha messo a segno 111 gol, vinto 4 scudetti e una Coppa Uefa donne. Nel frattempo è diventata il pilastro del Brasile femminile, per cui ha segnato 45 reti: argento ad Atene e a Pechino, oro ai Giochi Panamericani e seconda ai Mondiali 2007.

Viaggia su una potente Bmw sportiva, tifa Corinthians, cucina riso e fagioli insieme alle compagne di squadra brasiliane, gioca discretamente a tennis. Su di lei la tv svedese ha fatto un documentario "Marta la cugina di Pelè" e la giornalista di Umea Emma Lindqvist ha scritto anche un libro sulla sua storia. "Il mio grande sogno - dice - è vincere il titolo mondiale con la mia nazionale. Non c'è una grande attenzione verso il calcio femminile, anche in Brasile, o almeno non quanto vorrei. Quando ero bambina sentivo dire agli uomini che questo non è uno sport da donne. Ora lo sento dire già molto di meno..."

fonte: www.repubblica.it
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