Didier Drogba, bomber del Chelsea, oggi non è più un sogno proibito di Inter, Milan e Juve. In Italia viene spesso e Mourinho è un suo amico, ma è a maggio che vuole esserci a tutti i costi: a Roma, per vincere la finale di Champions League. GQ l'ha incontrato
Il piccolo Didier lasciò la Costa d'Avorio quando aveva soltanto cinque anni, per raggiungere in Francia lo zio Michel Goba. Lui aveva trovato lavoro vicino a Brest, come prima punta dello Stade Brestois 29, che allora era nella serie A francese. Nell'ottica di zio Michel la vera chance di regalare a Didier un futuro di successo passava appunto dalla Francia, quindi convinse i riluttanti genitori, bancari ad Abidjan, a lasciarlo partire.
Nel giro di qualche tempo, Didier è diventato un promettente difensore. Ma lo zio, ancora una volta, aveva le idee chiare: "Se vuoi diventare professionista, molla la difesa e fai l'attaccante. La gente vede solo loro". Il piccolo dev'essere veramente stato il nipote più obbediente al mondo, se ora il nome Drogba infiamma i tifosi e fa tremare le difese di mezzo mondo.
Nonché gli operatori di mercato, che lo mettono sempre in cima agli scambi più arditi. Che il vento ora stia soffiando verso l'Inter dell'amato Mourinho, lo sanno pure i sassi; però guai ad accennarlo in sua presenza. Lui non negherà, ma agenti e procuratori sono pronti ad azzannarti alla giugulare. Il che è, di per sé, un segnale. Così promettiamo solennemente di non parlare di Inter. Confidando nel fatto che di spergiuri è lastricata la storia.
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