Spietato in campionato, con la Champions in Europa non è mai riuscito a fare la differenza. Sfortuna o debolezza? Zlatan Ibrahimovic è il campione, o uno dei tanti giocatori dell'Inter schiacciasassi? Il dibattito sul bomber si riapre. E lui risponde colpo su colpo. A muso duro. L'intervista esclusiva di GQ.
Christofer lavora per uno stilosissimo giornale di Stoccolma ed è venuto dalla Svezia per incontrare l'idolo calcistico. Timidamente, chiede: "In Italia è molto famoso?". Lo guardo come se Stoccolma fosse in provincia di Marte. Christofer prova a salvarsi in corner: "In Svezia è così noto che lo chiamiamo col nome di battesimo. Per noi è Zlatan, per voi solo Ibra".
Poi ci riprova: "Qual è il suo stile, secondo GQ?". Cado dal pero e provo a smarcarmi: "A volte è in giacca e cravatta, più spesso è come oggi: felpa e sneakers. Diciamo: street, con punte classiche". Che non vuol dire nulla, ma suona bene. Christofer affonda: "Personalità doppia?". Ficcante, questa. Zlatan o Ibra? Jekyll o Hide? Diavolo in campo o santo in famiglia? Soprattutto: campionato o coppa? Da cui, la domanda del dopo Manchester, martellata con malizia dagli iper-critici: perché un giocatore devastante in Italia non lo è altrettanto in Europa?
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