Se durante la corsa vi sembra di andare troppo forte o troppo piano dovreste dare ascolto al vostro corpo perché potrebbe avere ragione. A parità di forma fisica ogni persona ha il suo optimum di velocità nella corsa che dipende in larga misura dalle caratteristiche corporee.
L’efficienza della corsa varia in base alla velocità, ma non è sempre vero che il soggetto più allenato corre più veloce e in modo più efficace, infatti, ogni persona ha un’andatura ottimale che consente di coprire la distanza più lunga con il minor dispendio di energie: il massimo risultato con il minimo sforzo.
E’ quanto afferma uno studio pubblicato sul Journal of Human Evolution. Il risultato mette in discussione la visione attuale in base alla quale la corsa ha lo stesso costo metabolico per unità di tempo indipendentemente dalla velocità, in altre parole l’energia richiesta per percorrere una certa distanza è la stessa se si corre veloce o se si va piano. Seguendo questo principio la corsa veloce, che sembra più dispendiosa ma si concentra in tempi stretti, ha un costo metabolico pari ad una corsa continua e protratta nel tempo ad un’andatura più lenta.
I ricercatori della Seattle Pacific University hanno dimostrato che la richiesta energetica della corsa cambia in base alle diverse velocità di andatura.
Esiste quindi per ogni individuo una velocità ottimale di corsa che permette di compiere un determinato percorso con il minimo dispendio energetico.
Lo studio ha preso in considerazione il costo metabolico sostenuto da un gruppo di corridori dilettanti per percorrere una distanza standard in un determinato range di velocità. L’elaborazione dei dati ottenuti ha permesso di ottenere i picchi di maggior efficienza:
la velocità di corsa più efficiente, determinata in base al miglior rapporto tra costo metabolico e velocità, varia da individuo a individuo ma i valori medi ottenuti sono pari a circa 13,4 km/ora per gli uomini e 10,5 km/ora per le donne.
Gran parte delle differenze riscontrate nelle prestazioni maschili e femminili sono dovute alla diversa taglia corporea e lunghezza degli arti, parametri che influiscono sul meccanismo della corsa e quindi anche sulla velocità e sul dispendio energetico.
In generale i corridori più alti e di buona corporatura hanno velocità ottimali più levate.
Molto interessante è il dato relativo alle velocità più basse, pari a 7,2 km/ora, che corrispondono alle minori efficienze metaboliche e tecnicamente possono essere rappresentate da un’andatura tra la corsa lenta e la camminata veloce. Questo tipo di andatura è quindi la più sfavorevole in termini di dispendio energetico perchè richiede maggiore energia per percorrere una certa distanza.
Questi risultati possono essere di grande interesse per chi si avvicina alla corsa amatoriale con lo scopo di migliorare o mantenere la propria forma fisica e lo sono ancora di più per gli atleti professionisti e i preparatori sportivi che possono ottimizzare l’efficacia degli allenamenti e dei rendimenti in gara.
Questo studio va inoltre a contribuire alle indagini riguardanti l’evoluzione della forma corporea del genere Homo. L’uomo moderno è molto efficiente nella camminata e lo è abbastanza nella corsa. La domanda che si pongono gli scienziati è se nell’evoluzione della forma corporea del nostro genere sia stato più importante camminare o correre.
Sicuramente la camminata umana ha un’efficiente optimum di velocità e questa efficienza locomotoria ha permesso all’uomo un significativo vantaggio, soprattutto nella caccia e nella raccolta del cibo, che potrebbe aver consentito un vantaggio evolutivo e forse una spinta evolutiva fino ad arrivare all’uomo anatomicamente moderno sempre più alto e slanciato, con petto largo e vita definita.
fonte: www.scienzenews.it
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