7 agosto 2009

Arbitro turco dichiara pubblicamente di essere gay e viene sospeso dalla Federazione

Ha provato a dare un calcio all'ipocrisia, ci ha rimesso il posto di lavoro. La Federcalcio turca non gradisce l'outing. Halil Ibrahim Dincdag, arbitro turco che di anni ne ha 33 e iniziò la carriera alla fine degli anni '90, per la Federcalcio della mezzaluna si è macchiato di una colpa gravissima: aver confessato la propria omosessualità, e averlo fatto in diretta tv.

Fare outing, così si dice nel nuovo secolo, è costato caro al giovane direttore di gara, che è stato sospeso, in pratica licenziato, perché ritenuto "non idoneo". Ufficialmente la decisione è conseguenza del certificato ottenuto da Hail per non svolgere il servizio militare in quanto omosessuale. La Federcalcio turca, infatti, nel 2006 ha introdotto nel suo regolamento il requisito per cui "non può diventare arbitro chi è stato esentato dalla naia per motivi di salute".

Un'interpretazione che il "fischietto" di Trazbon, la regione dell'Anatolia in cui vive, contesta e per questo ha già annunciato un ricorso. Diventato in poco tempo simbolo della lotta alle discriminazioni contro i gay, Halil inoltre promette di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

Il fatto, accaduto alla fine di giugno, ha scatenato la reazione degli arbitri nostrani. Reazione che, a ben guardare, è una vera spaccatura. Basta fare un giro su arbitri.com per rendersene conto. C'è chi esprime solidarietà incondizionata al collega e parla di legge assurda da cambiare immediatamente; c'è chi punta il dito contro ogni forma di discriminazione e chi, invece, utilizza il concetto di "prassi", definendo la decisione del calcio turco inevitabile perché applicata nel rispetto di una norma; c'è chi sposta la questione sul piano politico e sul carattere conservatore della Turchia: "Vorrebbero pure entrare in Europa...". C'è chi, infine, pur commentando con sdegno la notizia e ricordando che l'omosessualità non è una malattia, propone una soluzione: "Gli facciamo arbitrare le partite di calcio femminile. Qual è il problema?". E li chiamano tempi moderni.

fonte: SKY Sport
Categories:

0 commenti:

Posta un commento

    Followers

    Visualizzazioni totali