21 ottobre 2009

Olimpiadi 2020: per il CONI ufficiali le candidature di Roma e Venezia

Dal divieto a utilizzare i cinque cerchi a quello di definirsi città richiedente, o addirittura candidata. La stretta del Coni è arrivata: dieci punti, un decalogo vero e proprio di paletti, per mettere ordine e fine alla giungla tutta italiana scatenata dalla corsa ai Giochi del 2020. Il presidente Gianni Petrucci l'aveva annunciata, e la Giunta, unanime, ha messo nero su bianco i criteri - tutti mutuati dalla carta olimpica del Cio - affinchè "le candidature siano credibili". Al momento solo due risultano "ufficiali: Venezia e Roma, con l'ok dei sindaci Cacciari e Alemanno, delle altre due (Bari e Palermo ndr) prendiamo atto dai giornali" ha spiegato il capo dello sport.

Insomma si riparte da qui, perchè l'Italia vuole presentarsi all'appuntamento con un progetto competitivo. "Siamo bravi ad organizzare eventi importanti - ha aggiunto Petrucci - perchè l'Italia non dovrebbe giocarsi le sue carte?". Lo deve fare però senza "irritare" la sensibilità del Cio, perchè esistono delle norme che vanno rispettate. E il decalogo a questo serve. Al primo punto c'è proprio il divieto a usare la simbologia propria delle Olimpiadi a cui non tutti si sono attenuti: Palermo ad esempio (che ora ha annunciato l'invio della lettera al Coni per la candidatura ufficiale) su sito e brochure ha messo in primo piano i cinque cerchi e si è definita applicant city, cosa che avviene solo dopo il via libera dello stesso Cio (divieto questo messo al punto 2 dal Coni). Non verranno inoltre prese in esame richieste "da parte di autorità di enti territoriali che non abbiano la legale rappresentanza della città". Per Venezia e Roma si sono esposti entrambi i sindaci, infatti. Un freno anche alle suggestive proposte di doppie candidature, perchè di fronte a più città richiedenti, solo una verrà proposta (punto 4).

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