2 novembre 2010

Cesare Prandelli a L'Uomo Vogue: "Per il bel gioco ci vuole tempo"

Ricostruzione. È questo il termine che, ormai da mesi, accompagna sulle pagine dei giornali il nome di Cesare Prandelli, classe ’57 e allenatore della nostra Nazionale di calcio. In un'intervista esclusiva al numero de L'Uomo Vogue dedicato allo sport - in edicola dal 3 novembre - il CT nazionale parla del suo non facile ruolo: "Non ho mai vissuto questo incarico come una scomoda eredità: credo fermamente che la Nazionale che non ha dato soddisfazioni all’ultimo Mondiale meriti a pieno il rispetto di tutto il paese." E a proposito delle nuove sfide afferma: "In questo preciso momento contano i risultati. Cerco di applicare il metodo della meritocrazia: ritengo che fare le convocazioni tenendo ben presente chi è più in forma e chi sta facendo meglio con le proprie squadre sia un dovere. Intendo raggiungere i risultati attraverso il così tanto agognato “bel gioco”, ma sono consapevole di non poterlo fare immediatamente".
Da uomo impegnato ad avvicinare il mondo del calcio alle famiglie e tra i più autorevoli sostenitori del progetto "Viola Fair", non poteva restare indifferente ai tristi episodi che hanno preceduto l'inizio di Italia Serbia: "Ciò che è successo mi ha veramente riempito di amarezza. Io sono sempre stato il promotore di un calcio che definirei “familiare” e anche in quella circostanza lo stadio era pieno di bambini, arrivati con i propri genitori per godere di un evento calcistico. Ho provato grande impotenza osservando quegli istanti così tristi per tutto il mondo del pallone". Ma l’ex calciatore di Cremonese, Atalanta e Juventus è anche appassionato d’arte e colleziona pitture e sculture contemporanee. "Da bambino frequentavo molto spesso lo studio di uno zio pittore: ancora oggi se chiudo gli occhi riesco a ricordare gli odori dei colori e dei solventi che utilizzava per dipingere". Una passione non slegata dalla scelta di continuare ad abitare a Firenze: "Vivere in riva all’Arno per un appassionato d’arte è come per un ghiotto essere in una pasticceria".

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