5 luglio 2011

Compie 30 anni Holly e Benji, il cartone animato cult sul mondo del calcio

Quando Yoichi Takahashi, trent’anni fa nel 1981 in Giappone, fece uscire la prima striscia del manga chiamato Captain Tsubasa, non avrebbe forse mai immaginato che sarebbe diventato un cult, tanto in Giappone quanto in Europa. In Italia soprattutto: Captain Tsubasa, infatti, altro non è che la serie nota da noi come Holly e Benji, cartone animato dallo strepitoso successo, capace ancora oggi di affollare la memoria di almeno un paio di generazioni. I trentenni o giù di lì, quelli di adesso, bambini o bambine che fossero allora. Chiedete loro chi era Oliver Hutton: vi risponderanno. E si dilungheranno. Fino a quando non ne potrete più.

Oliver Hutton e Benjamin Price, numero 10 e numero 1 della Newteam (in queste righe, per comodità, vi si risparmiano i nomi originali giapponesi), squadra virtuale che ha segnato un’epoca, quasi il Santos di Pelé. Holly, il fantasista, il leader educato, il ragazzo perfetto, quello che dormiva con il pallone e che ha stregato - per loro stessa ammissione - gente come Del Piero e Nakata. La Newteam che vinceva quasi sempre, il pathos di leggendarie sfide con la Muppet e la Toho, i trattati di psicologia dei giovani calciatori durante le corse dall’area verso il centrocampo, quelle che duravano cinque minuti e ancora non si vedeva il cerchio mediano, quasi il campo fosse in salita. Le acrobazie più impensabili, i potentissimi tiri da lontano che spingevano in porta non solo il pallone, ma anche il portiere. Gli stadi pieni per le partite di ragazzini di 12 anni, sempre in diretta tv e con telecronista. Sempre quello, tra l’altro.
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