Pelle bruciata, occhiali da sole. Bellezze al bagno, sirene in costume. E dietro la passeggiata a mare, a colpire lo sguardo coi suoi toni blu e rosa, l'Hotel Atilius. Intorno, calma e turisti. Dentro, lontano dalle voglie dei curiosi e protetto come un divo di Hollywood, Michael Phelps guarda passare le ore che lo separano dall'atterraggio mondiale. La superpotenza Usa perfeziona qui, nell'aria torrida dell'Adriatico, la preparazione per il previsto sacco di Roma: ma se non fosse per il Fenomeno di Baltimora, gli altri compagni a stelle e strisce si confonderebbero coi vacanzieri di una città abituata a sentir fluire tra i suoi viali mille lingue diverse.
GUARDATO A VISTA — Non c'è alcun cordone di sicurezza intorno all'albergo, nessun agente segreto con le lenti scure e l'auricolare. Però, con discrezione, il personale stoppa ogni tentativo di infilare il naso alla reception e i security dello staff statunitense impediscono ogni genere di contatto, anche se poi i nuotatori sono liberi di andarsene in giro senza angeli custodi. Tutti, tranne Phelps, che quando si muove è osservato a vista da un paio di guardie del corpo: ieri mattina si era sparsa la voce, poi rivelatasi infondata, che il 14 volte olimpionico volesse visitare San Marino e in particolare fare razzia di gadget elettronici in un grande magazzino della Repubblica del Titano e così una pattuglia dei Carabinieri è stata distaccata per un paio d'ore sulle sue tracce.
COLAZIONE NORMALE — Gli americani hanno riservato fino al 23 luglio tutte le stanze dell'hotel, che quindi rimane off limits per i turisti. Phelps è arrivato giovedì sera, ieri mattina si è svegliato intorno alle cinque e mezzo e alle sei si è buttato sul breakfast. Colazione da atleta normale, non la bomba ipercalorica descritta nell'autobiografia appena uscita. Unica richiesta, insieme ai compagni, tanta frutta fresca tagliata a pezzi, in particolare pesche e mele. Alle otto, primo contatto con la piscina, nello stesso impianto dove Federica Pellegrini a marzo ottenne il mondiale dei 200 sl. Cinquanta minuti di lavoro di qualità, in particolare sulle partenze, poi 20 in palestra. E il tecnico Bob Bowman inflessibile cerbero, fino a respingere con tono fermo due Carabinieri che erano già in posa per la foto con Michael: "Per favore, dobbiamo lavorare".
JUVE E CANZONI — Inghiottito dall'hotel dopo l'allenamento, il Kid non ne uscirà più fino al secondo training pomeridiano. In compenso, intorno alle due e mezzo, si fanno vedere sei compagni di squadra, tre ragazze pronte a un bagno di sole sulla spiaggia convenzionata e tre ragazzi capeggiati dallo sprinter Nathan che scelgono invece di passeggiare, fermandosi quasi subito davanti alle magliette della Juventus, attirati probabilmente dal colore più che dalla conoscenza. Poi, cercano un po' di musica che li riporti per qualche momento a casa, ma sbagliano indirizzo, perché gli unici cd in bella vista sono quelli di Al Bano. L'allenamento del pomeriggio comincia alle 17.45, giusto il tempo di far defluire tutti gli avventori della piscina, invitati di gran lena dall'altoparlante. Phelps manda un saluto furtivo ai ragazzini che fino all'ultimo hanno resistito al diktat, ma non si ferma per gli autografi. In pochi istanti, l'acqua è solo americana, non si accettano intrusi. Michael indossa una cuffia bianca e si tuffa, guarda caso, dalla corsia 4, quella del più forte. Nuota un'ora, per lo più a stile libero. Poco dopo le sette, il rientro alla base: la prima giornata al mare finirà davanti al buffet della cena.
fonte: Gazzetta.it
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