Da ormai molti anni a questa parte è in corso il dibattito sull’opportunità di introdurre la moviola in campo nel calcio. Sin dall’inizio però ci sono stati dei contrasti tra chi (come Blatter per esempio) vorrebbe la moviola il campo, chi invece vorrebbe il microchip nel pallone stesso e chi ancora è totalmente contrario all’ingresso della tecnologia nel mondo del pallone.
Questi ultimi sostengono che, essendo il calcio uno sport, un gioco nel quale sono protagonisti le persone, gli “umani” è giusto che essi sbaglino, è giusto che ci possa essere l’errore umano atrimenti non sarebbe la stessa cosa. Ma molte volte ci si accorge che la tecnologia potrebbe fornire un aiuto fondamentale in quelle situazione che in diretta, l’arbitro non riuscirebbe mai risolvere perché magari impossibilitato dalla velocità dell’azione.
Del resto un’apertura verso l’uso della tecnologia c’è stata. Non tanto in Europa, cioè nel “territorio” di competenza UEFA, il cui presidente, Platini, è totalmente in disaccordo con l’uso della tecnologia nel calcio (e di fatto ha proposto la soluzione degli arbitri di linea, adottata nella nostra Serie A); ma nel “territorio” della FIFA e quindi del Mondiale per Club. Infatti nella gara che ha inaugurato la competizione, vinta poi in finale dal Corinthians, tra Hiroshima e Auckland, ha fatto il suo debutto il “GLT” (tecnologia sulla linea di porta). Quest’ultima sfrutta due sistemi: l’Occhio di falco, che si basa sul riconoscimento ottico grazie a delle telecamere (6 per la precisione) che sono state piazzate nelle porte, e il Goalref, che sfrutta i campi magnetici e i microchip nei palloni.
E per bocca del segretario generale della FIFA, Jerome Valcke, il test ha avuto un grande successo e verrà riproposto nella Confederations Cup per poi magari inserirlo in pianta stabile in qualche campionato. Staremo a vedere chi, tra UEFA e FIFA vincerà la battaglia.
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