6 aprile 2008

Doping: quando lo sport uccide

Tra gli aspetti positivi della cultura oggi dominante tra i giovani vi è quello di una maggiore cura del proprio corpo rispetto alle esperienze fatte dai loro genitori. L’allenamento in palestra è tra gli sport più diffusi in quanto oltre a benefici effetti sulla salute si ha la possibilità di raggiungere il peso forma e di potenziare i muscoli e modellarli a seconda del proprio gusto estetico. I più fanatici del “culturismo” corrono però rischi gravi per la propria salute quando seguono i consigli di compagni e istruttori, che sempre più spesso li invitano ad assumere non semplici integratori, ma veri farmaci dopanti. Il doping non è diffuso solo tra i praticanti di sport a livello professionistico, ma vede proprio tra i frequentatori delle palestre i suoi più numerosi consumatori. Il giro di affari è stato stimato in Italia intorno ai 330 milioni di Euro, mentre la quantità dei prodotti sequestrati cresce ogni anno. I consumatori, che a volte nell’ambito della palestra diventano fornitori, sono poco consapevoli dei rischi a cui vanno incontro con tale assunzione. Le sostante dopanti possono provocare gravi disturbi ormonali, malattie al fegato e alle articolazioni e stressare in maniera pericolosa il cuore. Sarebbe opportuna una campagna di sensibilizzazione e di informazione da parte del ministero della Sanità tra gli studenti, a partire dalle scuole medie. D’altra parte gli stessi soggetti fornitori dei farmaci, quali gli istruttori delle palestre nonché medici e farmacisti compiacenti, non sembrano avere completa coscienza del carattere delittuoso di tale attività. A volte nel commercio delle sostanze dopanti risultano coinvolti anche esperti di computer in grado di approntare dei software per la redazione di ricette false. In altri casi sono stati individuati farmacisti e medici coinvolti in un giro di furti e falsificazione di ricette e di documenti di identità.

Le sanzioni previste sembrano intimorire poco, anche perché si tratta di un fenomeno difficilmente accertabile che rimane in gran parte impunito. I gruppi organizzati di maggiore capacità nel traffico di tali sostanze sono stati rinvenuti nella regione Campania, dove sono risultati interessati soggetti di matrice criminale camorristica. E’ anche emerso l’utilizzo dei medesimi canali di approvvigionamento tra il mercato delle sostante stupefacenti e quello delle sostanze dopanti, circostanza comprovata dal fatto che uno dei paesi fornitori maggiormente coinvolti è la Spagna, dove le sostanze costano molto meno che in Italia e dove sono ultradecennali i collegamenti tra italiani e spagnoli per il traffico degli stupefacenti.
Uno dei mezzi più diffusi per tale commercio è il web, dove è facile reperire e ordinare farmaci dopanti che vengono poi spediti tramite servizio postale. In tale caso si aggiunge un rischio ulteriore per la salute degli assuntori in quanto molti farmaci vengono fabbricati in paesi come Pakistan, Messico, la Thailandia e l’Egitto dove, se il basso costo della manodopera rende più basso il costo del farmaco, diventa più alto il rischio che i farmaci possano contenere quantità dei prodotti base diverse da quelle che vengono pubblicizzate.
Per aumentare l’efficacia del contrasto è necessaria pertanto una maggiore collaborazione internazionale tra le polizie dei paesi interessati e almeno in campo europeo una maggiore omogeneità normativa.

fonte: www.chronica.it
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