19 ottobre 2010

Inchiesta - La Tessera del Tifoso, azione commerciale o direttiva concreta?

Sarà ricordato come “ il campionato della Tessera del Tifoso “ quello della stagione calcistica 2010-2011.

Prima di ogni risultato, prima di ogni trofeo vinto, la stagione corrente è sicuramente quella che molti amanti del mondo del pallone ricorderanno come l’inizio delle proibizioni del tifo vero e concreto.

Questo è l’anno dei tifosi di cartone, delle curve vuote, dei mille controlli negli spazi antistanti lo stadio, che poi come abbiamo avuto modo di vedere a Genova non sono in definitiva tanto efficienti.

E’ l’annata della separazione e della distinzione tra “ tifosi buoni e tifosi cattivi”, naturalmente per buoni intendiamo quelli che hanno arricchito le casse del Ministero dell’Interno, sottoscrivendo la Tessera e versando il contributo di quindici euro cadauno. Facendo due conti e considerando i tanti tifosi delle tre diverse leghe professionistiche le riflessioni e i dubbi vengono da soli.

Certamente l’unica cosa che l’adozione delle Tessera ha portato, è stato il vertiginoso calo di presenze sugli spalti: si parla di un 20% in meno rispetto ai passati anni, della difficoltà ogni domenica di acquistare un tagliando per la gara e delle tante polemiche e opposizioni da parte dei gruppi più caldi del tifo organizzato che considerano la schedatura obbligatoria una vera e propria violazione dei diritti umani.

Quindi ai più dubbiosi resterà l’emblematica domanda: “azione commerciale oppure segno forte e repentino per combattere la violenza negli stadi da parte del Ministro Roberto Maroni?”

La risposta a questo punto vien da sé… Ormai tutti conoscono le realtà degli stadi italiani, chi non è mai stato ad assistere ad un match di football? Beh sarebbe bastato poco a capire che i maggiori problemi avvengono sempre al di fuori delle mura del campo e che la risoluzione del problema non sta nel differenziare i tifosi tra privilegiati e non.

La circolare ministeriale 555/2009, cosi si chiama l’ennesimo scempio di un Governo incapace di controllare la propria vita interna, aveva l’obiettivo di far diminuire la violenza, curare uno dei tanti mali di un paese marcio, malato e ad oggi senza via di scampo. La Tessera doveva essere un elemento garante di sicurezza e prevenzione, che però non si sarebbe stati obbligati a sottoscrivere. Ogni singola società avrebbe avuto il libero arbitrio di aderire o meno alla direttiva: da una parte la squadra avrebbe offerto una tessera di fedeltà al tifoso, dall’altra la Questura avrebbe controllato che sul titolare non pendessero provvedimenti ostativi (vedi Daspo o denunce pesanti).

Il mondo ultrà, naturalmente, non ha preso di buon occhio le restrizioni e le proibizioni che una singola carta poteva portare: uniti in coro e a gran voce da tempo continua la propria battaglia all’insegna del motto “No alla Tessera del tifoso”, manifestando costantemente il dissenso e la cocente delusione. D’altronde non ci voleva tanto a capire che lo scopo della tessera del tifoso fosse eminentemente commerciale, e di questo gli ultrà e i tifosi veri se ne sono accorti subito ma sfortunatamente non troppo in tempo per reagire con movimenti concreti e forti per opporre la loro posizione a quella del Ministero dell’Interno e al leghista Roberto Maroni.

Parlano i numeri comunque: il calo di presenze allo stadio c’è stato e sono i conteggi a parlare, anche se, dati alla mano a sottoscrivere la carta del privilegiato sono stati 655 mila dislocati in tutto il territorio e rimanendo in temi statistici cosi distribuiti: 50.000 tesserati l’Internazionale, 26.000 la Fiorentina, 20.000 la Roma, 12.000 la Juventus e chiude il Brescia con appena 2.000 tessere sottoscritte.

Agevolazioni o meno, l’argomento tessera del tifoso è tornato in auge nell’ultimo periodo, quando anche il Garante della Privacy ha etichettato la fidelizzazione obbligatoria al club di appartenenza un grandissimo spot commerciale; ma comunque prima di arrivare a parlare di questo bisogna fare ancora una volta un passo a ritroso: il nodo più grande da sciogliere è quello legato alle trasferte, come quelle che fino ad oggi erano state vietate. Napoli per i romani, Torino per i tifosi viola, ma anche le delicate trasferte in terra sicula, sono solo alcune delle partite che anche all’Osservatorio creeranno numerose problematiche.

Bisogna capire, e questo è assolutamente emblematico dopo tanti mesi, cosa si possa e cosa non si possa fare con la tessera, dove si possa e non si possa andare, ma soprattutto, e qui viene il bello, capire se realmente anche questa volta il Ministro degli Interni, non abbia preso il solito granchio.

E’ questo, come ben sappiamo un argomento che interessa e suscita indignazione in moltissimi cittadini, tanto che su segnalazione di un’associazione di consumatori è stata aperta un’ istruttoria in seguito alla quale sarà ben chiaro se questa della Tessera del Tifoso è un azione lecita o invece un abuso da parte delle autorità che possa ledere e violare i diritti di qualsiasi cittadino che voglia manifestare, andando negli stadi, la sua fede calcistica.

In molti infatti pensano che la fede calcistica, come tutte le passioni, non debba essere schedata, ma che debba spontaneamente manifestarsi, sempre nei limiti della legalità e della lealtà sportiva, in ogni singolo individuo e nel suo rapporto complesso ed articolato con la propria squadra.

fonte: www.football-magazine.it
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