22 maggio 2010

Inter-Bayern: la finale di Champions attesa 45 lunghi anni

E' arrivato il giorno. Un giorno che gli interisti aspettavano da quasi mezzo secolo. Inter contro Bayern. Per una sola sarà festa. Perchè così è il calcio, in tutta la sua crudele banalità. Epilogo spietato di una stagione onirica. Hanno vinto (quasi) tutto quello che c'era da vincere, ma senza la gloria di stasera, è come se - ancora - non avessero vinto nulla. Dal fischio iniziale a quello finale. Da speranze e angosce a gioie e dolori.

Una partita che chiuderà un percorso e, inevitabilmente, ne aprirà degli altri. Quale scenario, se non Madrid, a fare da culla a questi Dei moderni. Crocevia di uomini e sentimenti. Il Bernabeu come principio e fine. Come genesi e apocalisse. Uno stadio che è custode di destini. Quelli di Cambiasso, Samuel, Robben e Sneijder, comprati ma non compresi. Quello di capitan Zanetti, una vita a correre su e giù per il campo inseguendo questo sogno. Quello di Balotelli, maledetto da chi non lo ha capito e benedetto dall'Olimpo del calcio. Proprio come il suo allenatore.

Già, soprattutto, il Bernabeu è custode del destino di José Mourinho. E' arrivato il suo giorno. Da domani, Mou il rivoluzionario, combatterà qui le sue battaglie. Ma oggi ha un compito: placare la sete europea dell'Inter, continuando a plasmare le sue fantasie monoteistiche. Terribilmente ambizioso, insopportabilmente arrogante e bravo, dannatamente bravo. Comunque vada, ciao José, grazie di tutto.

fonte: SportItalia
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